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Battelli

di Cristiano D'Adamo


Il Marcello fu il primo di una serie di sei battelli della classe Marconi. Di questa classe, cinque battelli furono affondati ed uno catturato. Il sommergibile Marcello fu impostato dei cantieri del C.R.D.A. di Monfalcone il 19 settembre del 1938, varato il 30 luglio dello stesso anno, per poi essere consegnato alla Marina il 2 Febbraio del 1940. Dopo un breve periodo di addestramento e prove a mare, il battello fu assegnato al XXII Squadrone, II Gruppo Sommergibili di base a Napoli.

Attività Operativa

1940

La prima missione di guerra del sommergibile Marconi fu di particolare successo. Nel Luglio del 1940, poche settimane dopo la dichiarazione di guerra, il Comando Sommergibili organizzò una linea continua d’avvistamento a levante dello Stretto di Gibilterra. La zona in questione fu pattugliata da un totale di 11 sommergibili divisi in tre gruppi. Il Marcello, con Emo, Barbarico e Dandolo fu assegnato al primo gruppo. La missione cominciò il 1° di luglio e durò circa due settimane. L’Emo e il Marconi furono assegnati al settore più a ponente; l’Emo pattugliò la zona più a meridione del meridiano di Alboran (tra il Marocco e la costa spagnola) mentre il Marconi fu assegnato a quella settentrionale e più vicino alla costa iberica.

Il Marconi, al comando del T.V. Giulio Chialaberto, era già in posizione quando la sera del 2 di luglio avvistò in posizione 36° 25’N, 03° 48’W un gruppo di sei cacciatorpediniere. Nell’oscurità della notte (erano quasi le 23.30), il comandante lanciò un siluro alla distanza di circa 1000 metri dal bersaglio più vicino. L’arma fallì immediatamente assumendo una direzione sbagliata e così un altro siluro fu lanciato, ma la presenza di un gruppo così nutrito costrinse il Marconi a cercare rifugio in profondità e quindi il risultato dell’attacco non potette essere accertato. Resoconti successivi ai fatti indicherebbero che H.M.S. Vortigen (D37) fu colpito e subì seri danni, ma fu in grado di rientrare alla base. Questo era un cacciatorpediniere della classe V che fu eventualmente perduto il 15 maggio del 1942.

Verso la fine della missione, l’11 luglio, il Marconi avvistò un altro cacciatorpediniere. Dopo aver preso contatto alle 3.00, il capitano posizionò il battello in maniera favorevole per condurre l’attacco con un singolo siluro. L’arma colpì il cacciatorpediniere britannico H.M.S. Escort il quale, con H.M.S. Forester (H66) era di rientro a Gibilterra dopo l’operazione M5. L’attacco avvenne in posizione 36° 20’N, 03° 40’W e il Marconi dovette evitare di essere speronato dal Forester. L’Escort era un cacciatorpediniere della classe E costruito nel 1933 e, dopo che l’attacco ne aveva distrutto la sala macchine prodiera, se ne tentò il salvataggio che però eventualmente fallì.

Non appena rientrato a Napoli, il Marconi fu uno dei primi battelli selezionato per il servizio in Atlantico. Alla fine d’Agosto, il Comando Sommergibili rilasciò i necessari ordini operativi per il trasferimento di un altro gruppo di battelli in Atlantico. Questo gruppo attraversò il pericolosissimo Stretto di Gibilterra la notte del novilunio del 2 settembre ed includeva il Marconi stesso, Emo, Faà di Bruno, Giuliani, Baracca, Torelli, Tarantini, Finzi e Bagnolini.


Il Marconi, sempre al comando del T.V. Chialaberto parti da Napoli il 6 settembre raggiungendo lo stretto l’11 dello stesso mese. Avendo notato la presenza d’unità leggere britanniche, il comandante decise di attraversare lo stretto e pericoloso passaggio in immersione, eventualmente raggiungendo l’Atlantico senza alcun problema. Una volta in Atlantico, il Marconi raggiunse la posizione assegnata a largo di Capo Finesterre poco a settentrione del Finzi, battello al comando del C.C. Alberto Dominici. Il battello rimase in zona dal 15 al 28. Il 29, il comandante Chialamberto avvistò una piccola unità per poi affondarla. Purtroppo si trattava del peschereccio spagnolo Amm. Jose de Carranza di 330 t.s.l., un battello da pesca di un paese neutrale. Come dal programma, la prima missione Atlantica del Marconi terminò il 29 settembre con l’arrivo a Bordeaux.

La permanenza a Bordeaux fu breve; nei primi d’ottobre Betasom, a richiesta di B.d.U., organizzò due gruppi d’attacco per assistere gli alleati nell’Atlantico settentrionale. Il Marconi fu assegnato al gruppo Bagnolini che includeva anche il Baracca e Finzi. Il battello lasciò Bordeaux il 27 ottobre, l’ultimo di questo gruppo a partire. Una volta a mare, il 4 dicembre il battello ricevette un segnale di scoperta dal Malaspina ma, malgrado le immediate ricerche, il battello non riuscì a localizzare il convoglio in precedenza segnalato e così continuò in direzione della zona assegnatagli. Tra il 6 e l’8 Novembre, il Marconi era nella zona tra 20° W e il 26° W e tra 55°20’N e 56°20’ N. L’otto, l’operatore radio intercettò un radiomessaggio del piroscafo britannico Cornish City di 4.952 t.s.l. che confermava di aver udito un’esplosione. Il Marconi avvistò la nave in questione e subito dopo la scorta che lo costringe all’immersione. La caccia si prolungò come il solito con 14 cariche di profondità che però mancarono il bersaglio perché il comandante era stato alquanto ingegnoso e si era immerso fino a 125 metri. A quel tempo, le unità di scorta britanniche non sapevano che i sommergibili dell’asse erano in grado di raggiungere quelle profondità. Eventualmente, l’unità di scorta notò nafta, lubrificante e rottami ribollire in superficie e, assumendo un affondamento, abbandonò la caccia.

Il Cornish City era la nave ammiraglia del convoglio HX.84 che il 5 novembre era stata attaccata dall’incrociatore pesante tedesco Ammiraglio Scheer. Il commodoro (in comando del convoglio) stava cercando di raggruppare le navi quando un FW 200 tedesco andò all’attacco. Una delle unità di scorta, H.M.S. Havelock, ritenne che le esplosioni fossero state causate da siluri e quindi si spostò in una posizione in fronte al convoglio eventualmente incontrando il Marconi.


Il 9, dopo aver ricevuto un radiomessaggio con le necessarie istruzioni, il Marconi si trasferì in una posizione indicata dall’Otaria quale quella di un convoglio che includeva una nave portaerei e alcuni cacciatorpediniere. Invece di questa formazione, il Marconi incontro un piroscafo disperso gia danneggiato da un FW 200 del KG40 ed in fiamme. Dopo il tramonto e dopo un primo attacco andato a vuoto, il Marconi silurò il piroscafo svedese Vingaland di 2.734 t.s.l. (alcuni ne danno il tonnellaggio a 2.720). Da documentazione italiana del tempo si ritenne che questo piroscafo fu in grado di raggiungere il porto, ma questo presupposto, come molti altri al tempo, era erroneo). Il Vingaland era stato costruito nel 1935 dai cantieri Eriksberg, MekaniskeVerkstads di Goteburg ed era parte del convoglio HX.84 proveniente da Halifax. L’affondamento avvenne in posizione 55°41’N, 18°24’W con un totale di sei vittime e 19 membri dell’equipaggio salvati.
Due giorni dopo, e precisamente il 16, il Marconi ricevette un altro messaggio ma le pessime condizioni meteorologiche non consentirono di raggiungere un convoglio di dimensioni alquanto notevoli. Il 18, un altro messaggio portò il battello di nuovo alla caccia di un convoglio ma non ci fu contatto, e poco dopo dovette cominciare il viaggio di rientro alla base se si concluse il 28 con l’arrivo a Bordeaux.

Dopo il consueto periodo di manutenzione, il Marconi fu nuovamente in missione a largo di Oporto. Il battello lasciò la base di Bordeaux il 16 gennaio raggiungendo la zona d’operazioni il 21. Qui, il Marconi rimase in agguato al largo dell’estuario del fiume Tago in attesa di un convoglio di circa 20 navi che stava navigando da Gibilterra e che era diretto in Inghilterra. Il 10 l’equipaggio scoprì una perdita di nafta e la severità del problema suggerì di abbandonare la ricerca del convoglio, ma la mattina dello stesso giorno il Comandante Chialaberto attaccò in immersione una piroscafo non identificato mancando di affondarlo. Il 12, il battello lasciò la zona d’agguato per poi arrivare a Bordeaux il 17 febbraio.

1941

Dopo un lungo periodo di lavori, a maggio il Marconi fu assegnato ad un altro gruppo che includeva Argo, Mocenigo, Veniero, Brin, Velella e Emo tutti posizionati da nord a sud sul 12 meridiano nord. Durante il periodo di lavori, il T.V. Chialaberto fu trasferito sul Cagnolini e sostituito dal T.V. Mario Paolo Pollina. La data precisa di partenza non è nota, ma prese luogo tra il 19 e il 29 di maggio.

Il 30, alle 8, l’equipaggio avvistò la petroliera britannica Cairndale che fu affondata con due siluri in posizione 35°20’N, 8°45’W, a ponente dello Stretto di Gibilterra, 170 miglia da Capo Trafalgar. La posizione data dalle autorità britanniche è 35°19’N, 8°33’W con la perdita di quattro uomini dell’equipaggio. La Cardale era una moto-petroliera della Royal Fleet Auxiliary (riserva navale) ed era stata impostata nel 1938 con il nome Erato e varata l’anno successivo dai cantieri Harland & Wolff di Belfast; aveva una stazza di 8.129 t.s.l. La reazione della scorta fu immediata ma nonostante il lancio di numerose bombe di profondità il battello sopravvisse per narrarne le avventure. Il giorno dopo, il Comandante Pollina affondò con il cannone il peschereccio portoghese Exportator I (da alcuni indicato quale il Equador Primero) di 318 t.s.l. Non si sa perché questa nave neutrale sia divenuta l’oggetto dell’attacco ma si ritiene che stesse offrendo dei servizi alle forze britanniche.

Alle 23.50 del 5 giugno il Marconi avvisto un convoglio in posizione 35°05’, 11°45W e con il Velella cominciò una manovra di avvicinamento con la speranza di penetrarne le colonne del convoglio ma l’intervento della scorta forzò la ritirata. L’attacco fu ripreso alle prime ore del 6 e alle 4.22 il Marconi lanciò due siluri contro una petroliera di grandi dimensioni del tipo “Daghestan”. Questa petroliera costruita nel 1921 dai cantieri Short Bros. Ltd of Sunderland e di 5.842 t.s.l. era stata affondata un anno prima dall’U 57. A detta dell’equipaggio del Marconi anche un’altra nave fu danneggiata.


Altri due siluri raggiunsero il piroscafo britannico Baron Lovat di 3.395 t.s.l. affondandolo ed almeno un altro siluro colpì il piroscafo svedese Taberg. Il primo piroscafo era stato costruito dalla Ayrshire Dockyard di Irvine nel 1926 ed apparteneva alla Hogarth Shipping Co. di Glasgow. Non ci furono vittime; tutti i 35 uomini dell’equipaggio furono salvati. La Baron Lovat stava trasportando 3.245 tonnellate di carbone. L’affondamento avvenne in posizione 35°30N, 11°30’W. Sul Taberg abbiamo poche notizie se non che aveva una stazza di 1.392 t., non aveva carico e solo sei dei 22 uomini dell’equipaggio furono in seguito salvati da un piroscafo britannico.

Il Baron Lovat faceva parte del convoglio OG.63 partito da Liverpool il 25 maggio con 39 piroscafi e diretto a Gibilterra dove arrivò il 7 luglio dopo la perdita di tre navi. I resoconti britannici indicherebbero che, in aggiunta alle due navi affondate dal Marconi, una terza (Glen Head) fu vittima di un attacco aereo. Durante quest’operazione sia Emo che Velella condussero attacchi simili ma senza successo. Immediatamente dopo l’audace attacco, il Marconi fu fatto oggetto delle attenzioni delle unità di scorta, e dopo le prima cannonate, il comandate ordino l’immersione rimando sott’acqua fino al pomeriggio. La stessa notte, avendo utilizzato tutti i siluri, il Marconi intraprese il viaggio di ritorno.

Dopo i necessari lavori, il Marconi fu di nuovo in missione, questa volta con il Finzi, nuovamente nella zona a ponente di Gibilterra. Il battello partì da Bordeaux il 3 agosto raggiungendo la zona d’operazioni, a circa 20 miglia dallo stretto, pochi giorni dopo. L’11, alle 3.45 ed in posizione 37°32N, 10°20’W il Marconi attaccò una piccola formazione che includeva la corvetta H.M.S. Convolvulus (K45) della classe Flower e lo sloop H.M.S. Deptford (L53) della classe Grimsby, lanciando due siluri contro quest’ultimo. Nonostante l’equipaggio fosse convinto di aver colpito il bersaglio, documentazione postbellica britannica non indicherebbe nessun danno.


Nel frattempo, si era scoperto che un convoglio britannico (HG.70 da Gibilterra alla Gran Bretagna) era in partenza e tutti i sommergibili in zona, sia tedeschi che italiani, furono mandati all’attacco. Il 14, il Marconi avvisto il piroscafo iugoslavo Sud di 2.598 t.s.l. e, avendo fallito l’attacco con il siluro, affondo la preda con il cannone, ma solo dopo aver fatto sbarcare l’equipaggio nemico. Nel frattempo, il sommergibile tedesco U 126 comandato dal Korvettenkapitän Ernst Bauer si immise nella mischia sparando alcune bordate nella fiancata della nave e pretendendone l’affondamento (alla fine della guerra questo comandante raggiunse il record di 119,110 t.s.l. affondate). I 33 uomini dell’equipaggio furono salvati. L’affondamento avvenne in posizione 41°00’N, 17°41’W. Il Sud apparteneva alla Oceania Brodarsko Ackionarsko Drustvo di Susak ed era stato costruito nel 1901 dai cantieri Roger & Co. di Glasgow. Roger Jordan ne da la stazza a sole 2.520 tonnellate. Dopo l’attacco, il Marconi continuò la caccia al convoglio fino al 17, per poi cominciare il viaggio di ritorno che si concluse il 29 con l’arrivo a Bordeaux. Subito dopo l’arrivo, il T.V. Pollina fu fatto sbarcare a causa delle sue condizioni fisiche per poi essere sostituito dal C.C. Livio Piomarta che aveva gia servito a bordo del Ferrarsi.

Il 5 ottobre il Marconi era nuovamente in missione e diretto verso Gibilterra per intercettare un convoglio con il Ferrarsi, Archimede e Barbarico. Il 22 ottobre, il Marconi era a circa 720 miglia per W NW dallo Stretto di Gibilterra. Il 25, il Ferrarsi fu autoaffondato dopo un bombardamento aereo da parte di un Catalina (A, del 202 R.A.F.) per poi essere attaccato dal cacciatorpediniere britannico H.M.S. Lamerton. Il 26 il Ferraris prese contatto con il convoglio. Il 28, dal Marconi furono avvistati vari bengala e, alle 23.30, a seguito di una richiesta da Betasom, informò la base della sua posizione 42°55’N, 21°55W). Un sommergibile tedesco, anch’esso in zona, indicò che in quel momento il Marconi era a circa 30 miglia a sud del convoglio. Lo stesso giorno, U-432 affondò alle 5.09 e in posizione 41°17N, 21°40W il piroscafo britannico Ulea, parte del convoglio HG.75 di 17 navi (di cui 4 andarono perdute). Perdipiù, il Marconi era a nord, e non a sud del convoglio. In ogni caso, questa è l’ultima posizione conosciuta del battello. Il sommergibile mancò di rientrare alla base e fu dichiarato affondato a ponente di Gibilterra tra il 28 ottobre e il 4 dicembre (quest’ultima data era il limite massimo dell’autonomia).

Altri commenti

Erminio Bagnasco e Achille Rastelli hanno scritto nel libro "Sommergibili in Guerra": "[Il Marconi] andrà perduto, al comando del C.C. Livio Piomarta, probabilmente affondato per errore dal sommergibile tedesco U.67 il 28 ottobre 1941 nel corso di operazioni di attacco ad un convoglio nelle acque al largo del Portogallo". Indicazioni che il sommergibile Marconi fosse stato affondato dal battello tedesco U-67 nel 1941 sono state dimostrate infondate dato che il battello in questione non era in mare durante il periodo della scomparsa del Marconi.


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