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Azioni Notturne di Superficie
di Vince O'Hara
"I nostri Proiettori risplendettero con la prima salva e permisero una piena illuminazione per quello che era una vista orribile. Nel pieno nel raggio vidi i nostri sei grandi proiettili che volano attraverso l'aria. Cinque dei sei colpirono l'incrociatore pochi metri sotto il livello del ponte superiore e scoppiarono con una fiammata brillante. . ." L'ufficiale d'artiglieria gridò "Buon Dio! L'abbiamo colpita! ' "1
Navi da guerra di superficie (torpediniere o più grandi) della Regia Marina parteciparono, e nei tre anni dal giugno 1940 al maggio 1943, a quindici azioni notturne contro navi da guerra Alleate. La Regia Marina, che in molti rispetti aveva avuto successo, non riuscì a completare la sua missione in quasi tutte queste battaglie. L'immediata spiegazione e chiarimento sono facili; noi non eravamo addestrati per tali azioni, e mancando il radar non potevamo tenere a bada con successo la Royal Navy di qui era equipaggiata. Comunque, l’addestrando e la tecnologia non incisero completamente nelle ripetute sconfitte italiane. Questo documento esamina due altri fattori che hanno giocato una parte cruciale in quasi tutte queste azioni. Questi fattori sono da ricercarsi nella natura delle azioni stesse – la Regia Marina era di solito sulla difensiva, spesso sorpresa e sopraffatta - ed il fatto che anche se ogni battaglia includesse unità capaci di lanciare siluri, gli italiani non inflissero pressoché nessun danno con questa, la più mortale delle armi notturne. Queste quindici azioni notturne cadono in quattro categorie: La Regia Marina intercettò ed attaccò gli Alleati quattro volte e tutte nei primi sei mesi di guerra. Nelle altre undici azioni noi agimmo difensivamente, una volta durante una missione di trasporto, due volte durante operazioni di soccorso ed otto volte durante azioni di scorta. In quattro azioni offensive forze leggere italiane intercettarono forze Alleate realizzando due volte una sorpresa completa, ma tale vantaggio non diede i risultati che si sarebbero dovuti aspettare. Il 14 giugno 1940, una torpediniera Italiana sostenuta da MAS lanciò un attacco, senza successo, contro una forza da bombardamento francese composta d’incrociatori pesanti e cacciatorpediniere. Un MAS fu affondato dal fuoco nemico. Quest’azione può essere considerata un fallimento parziale in quanto incoraggiò i francesi a terminare la loro missione in aticipo. Il secondo intercettamento richiede un esame più approfondito perché la Regia Marina avevano forze superiori (tre torpediniere e quattro cacciatorpediniere contro un solo incrociatore leggero). Malgrado la sorpresa ed il fatto che furono in grado di lanciare una bordata di siluri a poca distanza dall’obbiettivo, le forze italiane furono pienamente sconfitte perdendo due torpediniere e subendo danni gravi su due cacciatorpediniere. Bragadin descrivere questa azione come: "I resoconti sulla battaglia diedero ragione per molta riflessione. Il nemico era scampato con solamente alcuni colpi a segnò dai cannoni dell'Airone e dell'Ariel, danni questi quasi uguali a quelli sofferti dall'Aviere. Gli italiani, dall’altra parte , avevano perso un cacciatorpediniere e due cacciatorpediniere scorta anche se le navi italiane erano fra il più efficienti nella Marina ed i loro comandanti erano dei migliori. Ogni nave che era entrata in contatto col nemico si era comportata, in ogni rispetto, galantemente al punto di guadagnare l'ammirazione del nemico, ma si dovette ammettere che gli italiani erano tecnicamente inferiori agli inglesi, almeno per quello che concerne azioni notturne. In realtà quest’inferiorità potrebbe essere probabilmente spiegata solamente dal fatto che l'Ajax era dotata di radar." 1 Infatti, è discutibile se il radar Tipo 279 di cui l’Ajax era equipaggiata aveva molto a che fare con la conseguenza di quest’azione. Questo modello era stato disegnato per il rilevamento d’aerei ed era stato, in ogni caso, disabilitato dal fuoco italiano. Sadkovich afferma che il radar diede all’Ajax l'avvertimento iniziale della presenza Italiana. In ogni modo, non fu la mancanza di addestrando, di ecnologia o la mancanza di coraggio a causare questa sconfitta. Un'analisi tedesca dell'evento sembra più vicina alla verità. Dopo la guerra, commentando su quest’incidente, l'Ammiraglio tedesco, Eberhard Welchold attribuì le perdite italiane e la mancanza di successo alla lucentezza della notte, ed al numero insufficiente di navi utilizzate nell'esecuzione tattica dell'attacco." 2 Le navi italiane attaccarono separatamente o in paia e lanciarono il siluro allo stesso modo, singolarmente o in paia. Di questo, tratteremo più tardi. Il 20 ottobre, 1940 quattro cacciatorpediniere intercettarono un convoglio Alleato nel Mare Rosso, ma la scorta che includeva un incrociatore leggero, un cacciatorpediniere, tre sloops e due dragamine li respinse. L'attacco con il siluro da parte Italiana, fu fatto ad alta velocità e senza il vantaggio della sorpresa e fu un fallimento. Nessuna delle due flotte sostenne danni in questa porzione della battaglia anche se gli inglesi notarono che: "il nemico era provvisto di cordite senza lampo e di buoni proiettili che li aiutarono con il loro tiro" anche se loro soffrirono lo svantaggio di essere temporaneamente accecat dal bagliore dei loro cannoni. L'ultima azione offensiva notturna Italiana ebbe luogo il 26 novembre 1940. Una torpediniera Italiana, inutilmente, lanciò un attacco al siluro contro una formazione della Royal Navy consistente di una corazzata e due incrociatori. Gli inglesi neppure notarono l’attacco. La sorpresa era là ed il nemico non impegnò nessuna manovra evasiva il che lascia solamente concludere che furono lanciati troppo pochi siluri per assicurare il successo. La Regia Marina non riuscì molto meglio negli undici incontri difensivi. Due volte forze Alleate superiori sorpresero e letteralmente obliterarono le forze italiane impegnate in operazioni di soccorso. Nella prima occasione, la Battaglia di Capo Matapan, 28 marzo 1941, navi da guerra della Royal Navy tesero un agguato ed affondarono tre incrociatori pesanti italiani. Quattro cacciatorpediniere italiane infruttuosamente contrattaccarono le cacciatorpediniere Inglesi con il silurano e nello scontro che seguì perdettero due unità mentre un’altra fu danneggiato da cannonate. Il 2 dicembre 1942, in una mini ripetizione dello scontro di Matapan, quattro cacciatorpediniere della Royal Navy intercettarono ed affondarono una torpediniera Italiana impegnata in operazioni di soccorso di un affondamento precedente. L’unità Italiana non riuscì a sparare un solo colpo di cannone. Nonostante la sua riluttanza, la Regia Marina fu costretta ad usare unità da guerra per il trasporto d’approvvigionamenti per l’Africa Settentrionale. Uno dei disastri più gravi subiti dalla Marina accadde quando quattro cacciatorpediniere Alleate imboscarono due incrociatori leggeri Italiani con i ponti carichi di fusti di benzina affondandoli a cannonate senza subire alcuna perdita. Il solo siluro lanciato dalla torpediniera di scorta Italiana (Cigno) mancò il bersaglio, mentre Il Di Giussano fu in grado di sparare solo tre salve. La metà delle azioni notturne fu causata dall’intercettazione Inglese di convogli Italiani. Questa azioni ed i loro risultati sono qui elencati: 12 novembre 1940. Nella sorpresa più completa, tre incrociatori leggeri Alleati e due cacciatorpediniere attaccano un convoglio di quattro navi mercantili scortate da una torpediniera ed un incrociatore ausiliario. Gli inglesi affondano le quattro navi mercantili e danneggiano gravemente la torpediniera di scorta. La reazione Italiana che incluse il lancio di siluri e l’uso del canone non causa nessun danno. 16 aprile 1941. Nella sorpresa più completa, quattro cacciatorpediniere inglesi attaccano un convoglio di cinque navi scortate da tre cacciatorpediniere. Gli inglesi affondano con il cannone ed il siluro tutte le navi mercantili e la scorta, la quale riesce ad affondare un cacciatorpediniere nemico con il siluro. Il cannoneggiamento Italiano non ha alcun risultato. 8 novembre 1941. Nella sorpresa più completa, due incrociatori leggeri inglesi e due cacciatorpediniere attaccano un convoglio di sette navi scortate da due incrociatori pesanti e dieci cacciatorpediniere. Gli inglesi affondano tutte le navi mercantili ed un cacciatorpediniere usando il cannone ed il siluro. Tre cacciatorpediniere Italiane sono danneggiati mentre un Inglese riceve alcuni danni. La scorta non lancia nessun siluro. 2 dicembre 1942. Nella sorpresa più completa, tre incrociatori leggeri inglesi e due cacciatorpediniere attaccano un convoglio di quattro navi mercantile scortato da quattro cacciatorpediniere e due torpediniere. Gli inglesi affondano tutte le navi mercantili ed uno dei cacciatorpediniere oltre a danneggiare un altro cacciatorpediniere e una torpediniera. La scorta reagisce usando il siluro ed il cannone infliggendo danni minori. 15 gennaio 1943. Nella sorpresa più completa, due cacciatorpediniere inglesi attaccano una nave mercantile scortata da una torpediniera. Gli attaccanti affondano il mercantile per poi sfuggire ad attacchi con il siluro da parte della scorta. 16 aprile 1943. Due cacciatorpediniere inglesi attaccano una nave mercantile scortata da quattro torpediniere. Gli inglesi affondano una torpediniera e danneggiano un’altra. La scorta contrattacca con il siluro ed il cannone affondando un cacciatorpediniere inglese e leggermente danneggiando l’altro. Il mercantile elude l’attacco. 4 maggio 1943. Nella sorpresa più completa, tre cacciatorpediniere inglesi attaccano una nave mercantile scortata da una torpediniera. Entrambe le unità sono affondate. 2 giugno 1943. Nella sorpresa più completa, un cacciatorpediniere inglese ed uno greco attacco un piccolo convoglio di quattro navi mercantili scortate da una torpediniera. La scorta ed una delle navi sono affondate. Gli inglesi ottennero risultati decisivi in sette degli otto attacchi, affondando 22 delle 23 navi in aggiunta a sette unità di scorta perdendo solamente un cacciatorpediniere. Nel solo caso in cui le forze italiane furono vincenti, l’intero convoglio fu salvato ed un cacciatorpediniere nemico fu affondato ed un altro danneggiato mentre una delle torpediniere italiane andò persa. Le sconfitte italiane hanno qualche cosa in comune; gli inglesi ebbero il vantaggio della sorpresa, fattore questo enormemente vantaggioso, soprattutto di notte. Ad accezione dell’attacco dell’8 novembre, gli inglesi ebbero sempre forze superiori e anche nel caso di questa azione furono in grado di fronteggiare gruppi numericamente inferiori (le forze italiane erano divise in scorta diretta e scorta indiretta. Gli incrociatori arrivarono troppo tardi). Nell’occasione in cui le forze italiane furono vittoriose, esse furono in grado di rilevare gli inglesi prima dell’attacco e con quattro torpediniere verso due cacciatorpediniere lo svantaggio non era troppo notevole. La difesa di un convoglio durante la notte contro forze nemiche superiori e con lo svantaggio della sorpresa non era qualche cosa che la Regia Marina fece particolarmente bene. Le intercettazioni inglesi, per esempio, distrussero convogli tedeschi il 5 e 15 d’agosto del 1944 nella Baia di Biscaglia, il 17 ottobre 1944 nell’Egeo ed il 13 novembre 1944 e l’11 gennaio 1945 in Norvegia. Inoltre, Forze francesi distrussero un convoglio tedesco scortato da una torpediniera il 28 novembre 1944 nell’Adriatico. La battaglia delle Isole Savo, l’8 agosto 1942, vide forze giapponesi massacrare incrociatori e cacciatorpediniere Alleate (Americane e Australiane) impegnate nella difesa di uno sbarco. Anche i giapponesi assaporarono la sconfitta con la distruzione di un convoglio nel Golfo di Vella il 6 agosto 1943 e vicino Capo St. George, il 25 novembre 1943, in condizioni simili. Dopo i primi mesi di guerra, la Regia Marina evitò scontri notturni contro la Royal Navy. Gli inglesi avevano il vantaggio del radar sia per la rilevazione del nemico che per la telemetria. Gli inglesi erano ben addestrati per questo tipo di azioni e finacchè non incontrarono i giapponesi, si ritenevano gli esperti del settore. D’altra parte, come l’esempio giapponese chiaramente dimostra, la mancanza del radar non rilegava automaticamente una marina ad un ruolo secondario. I giapponesi compensarono questa lacuna con armamenti superiori, esercitazioni dure e realistiche, l’uso della pirotecnica ed ottiche di qualità, ma anche con l’impiego di individui particolarmente selezionati per la loro visione notturna. Gli occhi giapponesi, in molte circostanze, furono migliori dei radar americani. La Regia Marina non era ben preparata per gli scontri notturni ed in pratica abbandonò la notte agli inglesi. Le polveri italiane erano inadeguate, come nel caso del convoglio Duisburg, quando i proiettili illuminanti italiani fallirono nell’illuminazione dei bersagli. Sadkovich scrive; "L’industria Italiana fallì nello sviluppo e la produzione di proiettili illuminanti e bengala". L’altra lacuna condivisa dalle azioni italiane fu la mancanza di risultati ottenuti con l’uso del siluro. I siluri erano assassini silenziosi; equalizzatori della battaglia. La battaglia di Stassafaronga è un esempio eclatante di come una bordata di siluri lanciata da una forza inferiore sorpresa nella scorta di un convoglio possa trasformare una sconfitta inevitabile in una vittoria soverchiante. Nel corso di questi quattordici scontri notturni, la Regia Marina utilizzò il siluro undici volte riuscendo solamente una volta a colpire il nemico il quale da parte sua riuscì a colpirci in ben sei dei dieci scontri. La questione di grande importanza è il perché? Certamente non mancarono il coraggio e la risolutezza. Cacciatorpediniere e torpediniere italiane pressarono i loro attacchi spesso ricevendo danni da parte di unità nemiche superiori. Durante la notte del 12 novembre, il Fabrizzi un’unità della Ia Guerra Mondiale si diresse verso tre incrociatori nemici e malgrado i colpi ricevuti lanciò un bordata di siluri i quali mancarono di poco la poppa del Sydney. Durante l’azione del 12 ottobre 1940, l’Alcione, Airone e Ariel lanciarono due siluri ciascuno ad una distanza tra i 200 ed i 5.500 metri. Avvicinandosi rapidamente, l’Airone lanciò ancora due siluri ad una distanza di 700 metri; Tutti i siluri mancarono il bersaglio. L’Ariel e l"Arione pagarono un caro prezzo; furono affondati. Altri esempi della volontà da parte delle navi italine può essere vista nelle azioni del 2 dicembre 1942, del 15 gennaio e 16 aprile 1943. Non è facile colpire un bersaglio mobile da una piattaforma se stessa mobile ed a più di 30 chilometri. I cacciatorpediniere americani riuscirono a lanciare con successo centinaia di siluri contro navi giapponesi in sei scontri di rilievo tra lo stretto di Badung il 19 febbraio 1942, lo stretto di Java, le Isole Savo, Capo Esperance, Gudalcanal e Tassafaronga senza riuscire a danneggiare una nave nemica fino alla prima battaglia del Golfo di Kula il 5 marzo 1943, quasi 13 mesi più tardi. La Regia Marina non ha scuse; I suoi siluri erano di qualità. Malgrado il fatto che producessero una scia fino al 1941, questo fu rimediato quando l’aria compressa fu sostituita con un sistema che non produceva più un segno visibile. Nel 1942, accerini a percussione furono sostituiti da un modello magnetico allo stesso tempo furono introdotti siluri elettrici. Ebbene, nonostante la risolutezza degli equipaggi italiani, perché così tanti attacchi da vicino con armi di qualità non produssero risultati? L’esanime degli attacchi e dei loro risultati dimostrerebbero che molti dei siluri andarono a vuoto. Questo suggerirebbe che gli attacchi furono condotti di fretta, ad alta velocità e sotto il fuoco nemico. Nel caso in cui un cacciatorpediniere italiano era immobile nell’acqua e tre siluri furono manualmente lanciati, due colpirono il bersaglio ed il terzo gli passò sotto. Una seconda ragione, forse più convincente, involve la dottrina navale Italiana del tempo. In parole semplici, la Regia Marina non lanciò abbastanza siluri! Molte torpediniere, per esempio, erano in grado di lanciare solo due siluri alla volta e anche quando ne potevano lanciare quattro, il lancio era ridotto a due sole armi. In contrapposizione, le marine americane e nipponiche di pratica lanciavano tutte le armi a disposizione, spesso otto, ed un gruppo di navi avrebbe lanciato in sincronia, non singolarmente. In pratica, un attacco di 24 o 32 siluri ha una probabilità di successo molto maggiore di una condotta con solo due o 8 armi. La cosa più interessante in questo contesto sono le statistiche; nel giugno 1940 la marina aveva 1450 lanciasiluri e 3650 siluri, molti dei quali vecchi modelli da 450 mm. Le marine che usarono il siluro con successo lo fecero senza risparmio. La battaglia di Java, che durò due giorni, è un buon esempio; I giapponesi usarono 39 siluri durante l’attacco iniziale affondando un cacciatorpediniere. Durante il secondo attacco lanciarono 92 siluri senza colpire alcun bersaglio. Il terzo attacco, nel quale furono utilizzati 16 siluri, vide l’affondamento di due incrociatori leggeri. Il giorno seguente, i giapponesi lanciarono 85 siluri nello Stretto di Surgano e 33 nell’azione contro l'’Exeter affondando tre incrociatori e, va detto, anche quattro delle loro navi da cargo. Quindi, solo in questa battaglia i giapponesi usarono 265 siluri. La Regia Marina, nei primi sei mesi di guerra, lanciò 549 siluri e questa statistica include i sottomarini! Durante tutta la guerra, unità Italiane lanciarono un totale di circa 3,700 siluri motivando la bassa utilizzazione per regioni di scarsa produzione. Queste statistiche sono in netto contrasto con quelle americane di circa 323 siluri l mese per un totale di 45 mesi di guerra. Le torpediniere tedesche rappresentano una rara istanza di unità attaccanti che nonostante il lo svantaggio della notte fossero siano state vittoriose. Il 23 ottobre 1943, una squadra inglese composta da un incrociatore leggero due cacciatorpediniere e quattro cacciatorpediniere scorta lasciarono porti britannici per intercettare un convoglio tedesco seguendo informazioni fornite da ULTRA. Le postazioni radar tedesche individuarono gli inglesi e mandarono cinque torpediniere all’attacco. Subito dopo l’intercettamento da parte dei radar inglesi e prima che questi potessero intraprendere ogni azione, una salva di 24 siluri tedeschi si avventò su di loro. Due siluri colpirono ed affondarono l’incrociatore ed un altro danneggiò severamente uno dei cacciatorpediniere di scorta che fu dopo auto affondato. Gli inglesi commisero degli errori contro i tedeschi che non fecero mai contro gli italiani. Prima di quest’azione, avevano condotto azioni similari che consentirono ai tedeschi di anticipare la loro strategia. Inoltre, gli inglesi usarono una forza che non aveva operato insieme in precedenza ed infine permisero ai tedeschi di sorprenderli. Naturalmente nessuna di queste evenienze avrebbe beneficiato i tedeschi se i loro siluri avessero mancato il bersaglio. Le torpediniere tedesche avevano un decisivo vantaggio su quelle italiane dato che potevano lanciare bordate di sei siluri, prestazioni queste solo possibili ai cacciatorpediniere di squadra Italiani. Ma ancora più importante, i tedeschi non avevano alcuna titubanza nell’attaccare; attaccavano in massa. Ritornando all’azione di capo Passero del 12 ottobre, 1940, le torpediniere italiane malgrado avessero il vantaggio della sorpresa condussero quattro attacchi separati e non coordinati nei quali furono lanciati solo due siluri alla volta. Questa classe di torpediniere (Spica) aveva quattro tubi lanciasiluri istallati centralmente i quali usati nella totalità avrebbero consentito una bordata di 12 siluri che sicuramente avrebbe avuto un maggiore successo di quattro attacchi isolati che utilizzarono solo due armi. In questo caso, la galanteria non ebbe nulla a che fare con il risultato. Azioni notturne sono molto difficili ed in pratica tutti i fattori erano contro la Regia Marina. Le dottrine di guerra e l’addestramento dettavano che certe azioni dovessero essere evitate. Le esperienze iniziali confermarono questa linea di condotta. La mancanza di radar mise la Marina in svantaggio in molte circostanze e soprattutto in azioni notturne. In pratica, la Marina dovette combattere durante la notte in luoghi e condizioni dettate da un nemico spesso preponderante. In conclusione, il fallimento da parte Italiana nell’uso effettivo dell’arma subacquea ci costrinse a ripetute sconfitte. Il fallimento sembra originare nella tattica della miseria; I siluri erano preziosi (e costosi) e poco disponibili. Invece che lanciare i siluri contro il nemico quando l’opportunità lo avrebbe consentito, così come fecero i giapponesi, la Marina li centellinava e di conseguenza risparmiando i siluri perdette le navi. -------------------------------------------------------------------------------- Ref: 08/09 Nov 41.R&H 97, B 132-133, Ireland 103, Grove 57-59, Smith/Walker 46, Bekker 238-240, S196-197. Greene196-196 Testo copyright Vince O'Hara, 2000 Tradotto dall'inglese da Cristiano D'Adamo |
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