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Intervista a Un Fuochista del Bande Nere
di Andrea Piccinotti
Livorno - 18 Gennaio 2002
Quale era il suo ruolo a bordo? Sono stato chiamato in marina nei primi mesi del 1941 e venni distaccato all'arsenale di Messina, dove svolsi un periodo di addestramento, in verità piuttosto ridotto. Poi dopo un paio di mesi trascorsi come addetto di un magazzino di materiale mi fu ordinato di recarmi a Palermo e di imbarcarmi sull'incrociatore Giovanni dalle Bande Nere, era, se non mi ricordo male il giugno del 1941; il mio ruolo era fuochista. Non era poi un ruolo così malvagio come si potrebbe pensare, a differenza di molti miei compagni avevo la possibilità di riposare abbastanza frequentemente, infatti nei pressi di ogni caldaia vi era una piccola stanzina dove, nei momenti di calma potevamo a turno riposare: ovviamente era vietato, ma per fortuna questa norma non fu applicata in maniera troppo rigida. Un fuochista, sta nell'interno della nave e non sa che cosa sta succedendo o sbaglio? Beh le voci correvano anche da noi, certamente non potevamo sapere tutto, noi dovevamo semplicemente ubbidire agli ordini ricevuti, ma più volte mi è capitato di poter salire sul ponte per vedere cosa stesse succedendo. Com'era il rapporto con gli ufficiali? Eh, rapporto: non c'era alcun rapporto con loro, erano come una casta a se stante che si rifiutava di parlare con un semplice marinaio se non per dargli un ordine; pensi che una volta mentre stavo fumando una sigaretta sul ponte passò un ufficiale, e io cercai di iniziare un discorso ma questo fece finta di niente e rimase lì a due passi da me in silenzio, quando finii la sigaretta feci per gettarla in mare ma il vento la riportò sul ponte e quest'ufficiale mi affibbiò un nota di demerito perché avevo sporcato il ponte! In marina si mangiava bene anche a quei tempi? Ma guardi mi dispiace deluderla ma si mangiava proprio male, fu sempre uno dei motivi principali delle nostre proteste: quando non ne potevamo più di mangiare certe schifezze due o tre rappresentanti dell'equipaggio andavano dal comandante a protestare, il più delle volte non succedeva niente ma un paio di volte che la protesta fu più energica per due o tre giorni ci dettero pastasciutta col pomodoro o una buona minestra per poi tornare al rancio di sempre. Un po' meglio andava per dormire, ognuno aveva la propria branda che poteva attaccare su dei grossi pali muniti di numerosi ganci a diverse altezze appositamente costruiti nei locali dove dovevamo riposare, la cosa noiosa era che ogni volta che smettevamo di dormire dovevamo smontare la branda, ripiegarla e metterla in degli appositi armadi ai lati delle camerate; la stessa cosa dovevamo fare se suonavo il posto di combattimento: tutti quelli che in quel momento stavano dormendo dovevano smontare la propria branda perché in combattimento tutti i locali dovevano essere perfettamente agibili. Che tipo di missioni eseguivate? Le missioni che eseguivamo più spesso era di posa di campi minati: partivamo la notte e duravano circa due giorni; la cosa impressionante era vedere sei o sette navi di diverso tipo che navigavano una a fianco all'altra lasciando cadere ogni tanto una mina in mare; un altro tipo di missione che in verità eseguimmo poche volte fu quella di scorta a convogli che erano molto faticose: eravamo sempre sotto attacco aereo e così i nostri cannoni antiaerei ( i pezzi da 100 mm – ndr ) erano sempre in funzione, poiché i proiettili venivano portati dalla santabarbara a mano dopo un po' gli addetti a tale ruolo era sfiniti e così a turno noi fuochisti dovevamo aiutarli. Non era certo un lavoro piacevole soprattutto dopo 4 ore di lavoro in caldaia, infatti in teoria i turni erano di 4 ore di lavoro e di 4 di riposo ma in realtà nelle ore di riposo c'era sempre qualcosa da fare. Le nostre missioni erano comunque abbastanza corte, e comunque passavamo più tempo in porto che in mare. Per fortuna non partecipammo mai a missioni di trasporto benzina come fecero il da Giussano e il da Barbiano: se penso a quanti amici ho perso…! Infine partecipammo alla seconda battaglia delle sirte. Fu una brutta esperienza perché perdemmo un caccia per il mare molto mosso ( in realtà ne affondarono due – ndr ) lo scirocco: avevo molti amici a bordo. Pensi che il mare era così mosso che ad un certo punto non potevamo più sparare e ci ritirammo, in quel momento ero sul ponte per dei lavori da fare e vidi le vampate della Littorio fu allora che seppi che con noi c'era anche una corazzata, ma nella burrasca non riuscì a vederla potevo vedere solo il fuoco dei grossi cannoni. Durante il viaggio di ritorno subimmo delle avarie molto gravi così appena giunti a Taranto ci venne ordinato di raggiungere La Spezia per lavori. Eravamo tutti contenti perché avrebbe voluto significare una licenza: quando la nave era in bacino noi alloggiavamo in delle palazzine lì vicino e a turni andavamo il licenza; l'unica cosa negativa dei lavori in bacino era che tutte le cose superflue della nave, cioè quelle cose che noi mettevamo per migliorare un po' la vita a bordo, venivano tolte e così ogni volta dovevamo riadattare la nave alle nostre esigenze. Purtroppo a La Spezia non arrivammo mai. Se la sente di parlarci del siluramento ? Fu un esperienza tragica, era il primo di aprile ed io ero di servizio nella caldaia di mia competenza quando verso le nove del mattino fummo scossi da una tremenda esplosione e tutta la sala caldaie fu invasa dal fumo ( si trovava evidentemente in un locale caldaia di poppa perché quelli di prora furono sventrati dal siluro – ndr ) così dissi subito ad un mio amico che dovevamo uscire alla svelta, e ci precipitammo alla scaletta per salire in coperta: la scaletta di norma era verticale ma mi accorsi subito che ora non lo era più e cercai di fare ancora più in fretta, nella confusione il mio amico che era sotto di me mi tolse una scarpa….! Per fortuna la nostra nave non aveva i boccaporti stagni che avevano le navi più moderne così fu possibile arrivare sul ponte ( ecco spiegato il motivo per cui 5 delle 6 navi di questo tipo affondarono per siluramento! – ndr ), qui mi resi subito conto che la situazione era gravissima e mi misi a cercare un salvagente, ma poi mi decisi a buttarmi senza indossarlo perché avevo paura di mettermelo male e di peggiorare le cose. Mentre mi buttavo in mare udì il comandante urlare “ viva il duce, viva il re, viva l'Italia “ e mi venne quasi da ridere. In acqua cominciai a nuotare per allontanarmi dalla nave, che ormai con la poppa sollevata dall'acqua stava affondando: fu un bruttissimo momento, era stata la mia casa per nove mesi e ormai mi ci ero affezionato. Restai in acqua per parecchio tempo fino a quando i caccia di scorta, dopo aver buttato delle bombe di profondità contro il sommergibile che ci aveva silurato, ci vennero a prendere: fui raccolto dall'Aviere e subito per il gran freddo che avevo mi gettai in sala caldaie e mi abbraccia ad un tubo di vapore caldo: qualcuno cerco di staccarmi da lì ma io resistetti e fu quello probabilmente che mi ha salvato; poi fui portato in infermeria dove mi si cerco di pulire al meglio da tutta la nafta che avevo addosso e che soprattutto negli occhi faceva molto male. Fummo sbarcati a Messina, mentre gli altri superstiti furono portati a Palermo: tutt'oggi ignoro chi si è salvato e chi no tranne i pochi che erano con me sull'Aviere. Dopo l'affondamento fui distaccato a La Spezia, dove prestai servizio nella batteria a protezione della diga del Varignano: cercai più volte di riavere un incarico a bordo di una nave perché nonostante tutto si viveva molto meglio che a terra ma invano, la cosa strana è che prendevo più a terra che in nave: sul bande nere 180 lire a La Spezia 200. Di quel periodo cosa si ricorda in particolare? Mi ricordo un episodio: un giorno mentre ero di guardia un aereo nemico lanciò numerosissime scatole contenenti volantini, una di queste non si aprì e cadde proprio sulla diga; cosi il comandante della batteria incaricò me ed un altro marinaio di andare a prendere questa scatola, ci avvicinammo con una barca ma eravamo molto timorosi a prenderla in mano perché pensavamo che fosse una bomba, ma gli urli provenienti dalla riva mi dettero coraggio e presi questa scatola, e la portai al comandante della batteria. Dentro vi erano dei volantini che con su scritto: “ domani verremo a bombardare la diga e il porto, andatevene “, io e l'altro marinaio l'avevamo però già letti, nonostante gli ordini, e così ben presto la notizia si sparse per tutto il porto. Il comando del porto ci disse che era solo propaganda…. Il giorno dopo più di 200 aerei cominciarono a bombardare La Spezia: fu un'esperienza indimenticabile, noi al nostro posto stavamo soltanto aspettando la nostra ora ma per fortuna nessuna bomba colpì la batteria, tuttavia fu raso al suolo tutto l'arsenale e le case vicine e anche la Littorio fu gravemente colpita da una bomba ( si tratta quasi sicuramente del bombardamento del 19 aprile - ndr ) L'8 settembre 1943, cosa fece? Ero sempre alla Spezia, e alla notizia dell'armistizio la nostra felicità durò poco perché sapevamo tutti che i tedeschi ora sarebbero stati dei nemici, la mattina del 9 dopo che la flotta era salpata ci imbarcammo in un postale che doveva andare a Livorno, nel postale vi erano alcuni soldati tedeschi che presero il comando della nave e per poco non la fecero schiantare su uno scoglio poco prima di essere arrivati; la notte insieme ad alcuni miei compaesani decidemmo di provare a tornare a casa all'Elba. Così con una barca a remi in otto ci dirigemmo verso l'isola, vi arrivammo la mattina dopo e riuscimmo a sbarcare nonostante le intimidazioni di alcuni soldati italiani che non volevano altre rogne. Pochi giorni dopo mentre mi trovavo al comando marina dell'isola per sapere cosa dovevo fare ci fu un'incursione dei tedeschi che bombardarono diversi paesi uccidendo tante persone innocenti, anche perché li di colpevoli c'erano veramente pochi! Poi arrivarono i tedeschi e così fui costretto insieme ad altri ad andare alla macchia per nascondermi….. non fu certo un periodo facile quello! Poi la guerra finì e ricominciammo a vivere, anche se la fame sparì parecchio tempo dopo… Ringraziamenti: Ringrazio enormemente questo gentilissimo signore, che per onorare tutti i caduti del Bande Nere, ha chiesto di rimanere anonimo;Ringrazio inoltre l'amica Ameris che ha reso possibile questo incontro. |
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